Prima Lettera Ai Viaggiatori
Cari viaggiatori,
questa mattina, nel tentativo goffo e disperato di prepararmi un caffè, come se fosse l’unica pozione magica capace di ristabilire le sorti preannunciate di un destino imminente fatto di occhiaie fluorescenti, ho amato la letteratura in modo viscerale ed autentico come mai prima!
In un modo quasi bizzarro e fastidioso si è insinuato nella mia mente un pensiero…”pericoloso”, di quelli capaci di tormentare l’esistenza del povero pensatore malcapitato in un vorticoso tumulto di emozioni perturbanti.
Pronta con audacia ad applicare tutte le tecniche capaci di risollevare le sorti della mia anima, non sia mai provassi ad insegnare metodi inefficaci, mi riscopro compiaciuta esterrefatta e benevolmente grata a Franz Kafka.
Ecco che un sorriso si apre sul mio volto, e doveva notarsi senza sforzo perchè mia figlia che ha sei anni nonostante non stesse indossando gli occhiali da vista, e credetemi senza è davvero cieca come una talpa, mi dice “ mamma ma che ti sei impazzita? ridi da sola, mica è normale!!” .
Colta sul fatto la guardo con occhi briosi, “Amore…stavo pensando alla mela…”
lei poggia il cucchiaio con il quale stava girando il latte guardandomi incuriosita. Io continuo “sai c’è un racconto dove l’autore parla della metamorfosi di un uomo, cioè di come lui una mattina si svegli dopo una notte piena di brutti sogni trasformato in un enorme scarafaggio!”.
Ovviamente la sua reazione è stata “Oddio mamma…ma che schifo!”, si interrompe come colta da un monito di tenerezza e infatti aggiunge “ ma poverino deve essere bruttissimo svegliarsi così!!”…da una figlia di psicologa che mi aspettavo? di empatia ne abbiamo da vendere!.
Le sorrido e la bacio sulla fronte, la mia dolce bimba, premurosa e accorta che continua con la sua riflessione ”…ho capito mamma ma che c’entra la mela?”, la prendo in braccio e le rispondo “ un giorno il papà di questo sventurato uomo diventato appunto uno scarafaggio, non riconoscendolo più come suo figlio gli tira addosso una mela che gli si incastra nella corazza ferendolo gravemente e viene confinato da solo dentro ad uno sgabuzzino”
“mamma ma che storia triste…come finisce?”, “bhe il povero scarafaggio si lascia morire di inedia…cioè di fame!”.
L’orologio scorre veloce, il suo inesorabile ticchettio scandisce il frastuono emotivo che si infrange nel dubbio di mia figlia e forse anche un pò nel mio.
Accompagno a scuola i pargoli e mi dedico al lavoro, seppur come la risacca, birichina ed insolente, continuo a rivedere l’immagine sbigottita di mia figlia a simboleggiare quanto fosse strano il mio sorriso per una mela che a dirla tutta era proprio avvelenata.
Eppure quella mela calza a pennello i panni di un pensiero fastidioso giudicato ingombrante, proprio come il mio di questa mattina prima che la mia attenzione fosse catturata dalle mele posate sul piatto della frutta. Ed ecco un nuovo pensiero a lenire il primo…SE consideriamo la mela nel momento in cui è incastrata nella corazza diventa un fardello pesante, soffocante. Un morbo che appesta la vita. E’ inesorabilmente presente, implacabile, pungente. Si ripropone nella mente e nel corpo, perché c’è, è lì, con la sua possente presenza, a farsi beffa della libertà individuale. Eppure, vista da chi ha la corazza libera sembra piccola, leggera, innocua…senza considerare che questa corazza simile ad una fragilità personale, rappresenta una difficoltà ulteriore nella lotta ai pensieri intrusivi.
Tuttavia sempre la stessa mela SE non giudicata apparirà meno pesante. Via via che; con gentilezza, si distoglie l’attenzione dal pensiero esso lascerà spazio ad altri pensieri con nuove forme, non a sostituirlo ma ad accettarlo e forse un giorno assumerà un gradevole profumo quello della vittoria!
Non me ne vogliate se non farò i commenti già egregiamente sostenuti da altri che esprimono come la metamorfosi possa incarnare l’alienazione dell’uomo moderno, che viene infine isolato perché diverso, né mi dilungherò su come possa rappresentare una sorta di denuncia all’oppressione delle regole sociali. Piuttosto mi interessa soffermarmi, da brava psicologa, sul rapporto conflittuale con il padre che sembra accendere la miccia di una implacabile incomunicabilità all’interno di un asfittica ambiente familiare, intriso di ruoli deformi e confini deviati.
Tragico epilogo a parte, Gregor Samsa, con l’aiuto di una terapia avrebbe forse fatto della mela incastrata un punto di forza, un punto da cui partire per riparare i limiti genitoriali e per mutare i suoi pensieri equivalenti ad un irrisorio, insipido, nullo valore personale.
E mentre mi perdo nelle parole dei miei adorati libri, noto un vociare di squillanti gridolini provenire dall’ atrio…” bimbi miei…bentornati!! Com’è andata la scuola?”, ” bene mamma! O ma sai che per merenda avevamo la mela?…e mi é venuto da ridere!… e sai cosa? prima ero un po’ triste perché pensavo al racconto di questa mattina ma poi è passato proprio grazie alla mela!!”, “bene amore, mi fa piacere! in fondo, possiamo dire che una mela al giorno, toglie il pensiero di torno!”.
A presto cari viaggiatori
Buon cammino
Laura
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